News

Energia “rosa” contro il Covid

05 Ottobre 2020


Fonte: Gazzetta del Sud del 4 ottobre

 

Studio sulla somministrazione via aerosol pubblicato in una rivista internazionale Falcone: «Fondamentale una rete di gestione con i medici di diverse specialità»

«Una “sinfonia” che ci stimola a tirare fuori la sete di ricerca scientifica»

 

L'energia rosa dei raggi X. Donne al centro della sfide scientifiche. È vincente la squadra di Radiologia del Grande ospedale metropolitano diretta da Nicola Arcadi, che, non tirandosi mai indietro nella fase più alta del contagio, ha affrontato con grande professionalità l'emergenza Covid ancora sotto i nostri occhi.

Erano i tempi in cui il primario Arcadi raccontava di notti passate a studiare quei polmoni invasi dall'infezione, scoprendo da quelle immagini, ancor prima dell'esito del tampone, che il nemico era ormai da combattere. Adesso, questo gruppo continua a studiare i pazienti, facendo tesoro degli importanti risultati conseguiti. Infatti, è proprio di un dirigente medico della Radiologia, Carmela Falcone, il primo nome che compare nell'importante studio ideato dal Gom sulla tecnica innovativa, per la via e la modalità di somministrazione, con cui viene utilizzata l'adenosina in grado di interferire con quei recettori polmonari che possono spegnere l'infiammazione. Il lavoro scientifico - firmato dalla Falcone, da Massimo Caracciolo, Pierpaolo Correale e Sebastiano Macheda, da Eugenio Giuseppe Vadalà, Stefano La Sacla, Marco Tescione, Roberta Danieli, Anna Ferrarelli, Maria Grazia Tarsitano, Lorenzo Romano ed Antonio De Lorenzo - è stato recentemente pubblicato sulla rivista internazionale “Journal of Clinical Medicine” con il titolo “Can Adenosine Fight Covid-19 Acute Respiratory Distress Syndrome?” ed il primo nome è quello di Carmela Falcone egregiamente supportata dall'anestesista Massimo Caracciolo. «È, in assoluto, il primo articolo pubblicato che descrive l'uso dell'adenosina somministrata per aerosol, come farmaco capace di neutralizzare la carica virale del Sars-CoV2 e la risoluzione del danno respiratorio. Il danno polmonare è stato valutato attraverso una tecnica radiologica: la tomografia computerizzata del torace», spiega Carmela (Mila per gli amici), ricordando che «lo studio, nato da una felice sinergia con l'Università Tor Vergata, Dpt di Biomedica e prevenzione diretta dal prof. A. De Lorenzo, rappresenta un traguardo unico nel suo genere, che raccoglie mesi di studio e sinergie con alcuni centri italiani, e non solo. È stato prodotto anche un brevetto registrato per l'uso dell'adenosina attraverso somministrazione via aerosol e cresce l'interesse da parte di diversi ospedali italiani, americani e brasiliani». Ma qual è il ruolo del radiologo nell'emergenza Covid? «Ha rappresentato - risponde ancora Falcone - e rappresenta il pivotal nella diagnosi, stadiazione e follow-up dell'infezione respiratoria da coronavirus e della gestione delle complicanze post-infettive, legate appunto all'insulto polmonare che il virus determina. Fondamentale è stata la sinergia con i medici di diverse specialità che, insieme a radiologi, hanno costruito una rete di gestione del paziente, impeccabile, puntuale e senza alcuna sbavatura, ottimizzando i tempi di diagnosi e terapia».

Dunque, è proprio il caso di dire che le radiazioni ionizzanti al Gom hanno una grande energia rosa. «Questa immagine - sottolineano Grazia Calabrese, Carmela Falcone, Anna Ferrarelli, Anna Nucera, Carmela Tebala, Caterina Tripodi, Lorena Turano ed, in formazione specialistica, Giulia Calafiore, Laura Cassalia e Martina Micalizzi - richiama il lavoro di tante donne medico che, con abnegazione e sacrificio, si sono impegnate nella lotta alla pandemia del secolo. Ed in particolare, siamo molto soddisfatte di avere contribuito a realizzare una rete radiologica intra-ospedaliera, consentendo l'espletamento di esami diagnostici radiologici altrimenti non effettuabili».

Conclude Carmela Falcone: «Questa energia tutta al femminile è stata esaltata “sinfonicamente”, dal commissario straordinario, Iole Fantozzi e ci ha permesso anche di sfruttare al meglio il dialogo tra le più svariate figure mediche che ha contraddistinto l'intero iter gestionale dell'emergenza Covid. Soprattutto, ci ha stimolato a tirare fuori la sete di ricerca scientifica, vera porta aperta sul futuro».